Analizziamo in primis la forma di allevamento da noi utilizzata, che dovrebbe consentire un giusto equilibrio tra attività vegetativa e riproduttiva; in questo caso forma in parete a tralcio rinnovata detta anche Guyot, sistema diffuso e utilizzato in ambienti di media e bassa fertilità.Tale forma permette la crescita e la maturazione dei grappoli in una maniera più assimilabile alla “spergola”, quindi una maggiore areazione ed una riduzione del rischio umidità.Per quanto riguarda la struttura di sostegno è composta da pali in ferro zincato posti a 4.80 mt l’uno dall’altro con un filo di banchina in acciaio a 75 cm da terra e due fili di contenimento rispettivamente a 115 e 150 cm.Le 5300 barbatelle sono a 80 cm l’una dall’altra su di un filare posto in direzione sud che permette il pieno irraggiamento su ambo i lati nel corso della giornata, e a 2 mt dal filare successivo.
La scelta del vitigno è ricaduta, seguendo il disciplinare del biologico, sulla nobile Vitis Vinifera Riesling, più comunemente conosciuta come Riesling Renano.Il vitigno a bacca bianca è originario della Valle del Reno dove si ritiene fosse coltivata già nel XV secolo, mentre secondo altre fonti le sue origini risalgono a circa duemila anni fa.Caratteristica insolita per un bianco, il Riesling dimostra di avere un’eccellente resistenza all’invecchiamento.I Riesling più giovani si distinguono per la piacevolezza, l’equilibrio e l’ottima beva; quelli invecchiati mettono invece in luce le straordinarie potenzialità di questo vitigno.Anche a distanza di anni, causa anche la spiccata acidità, esprimono una complessità e finezza di aromi unica al mondo.Il grappolo è di forma piramidale-cilindrica di piccole dimensioni con acini piccoli e di media consistenza.
Per la coltura biologica particolarmente importante è l’utilizzo dei prodotti antiparassitari, conformemente a quanto disposto dalle normative vigenti, iscritti nell’apposito elenco del regolamento dell’agricoltura biologica, che prevedono che con il trattamento si devono rispettare i limiti massimi di presenza di metalli pesanti quali piombo, arsenico e cadmio, e le quantità massime di utilizzo annuo per colture perenni.Nel nostro caso vengono utilizzati Rame e Zolfo.Il Rame fungicida, entrato a far parte della farmacopea agricola dal 1700, ancora oggi conserva un posto di primaria importanza per la difesa delle piante dai numerosi parassiti funginei.Il secondo elemento fondamentale per la difesa biologica della vite è lo Zolfo. Utilizzato anch’esso sin dal XIX secolo per combattere il Malbianco viene regolamentato secondo un grado di purezza definito come assenza di Selenio, dannoso per uomini e animali.Ultimo ma non meno importante elemento da tenere in considerazione è l’anidride solforosa, che viene inclusa dall’Organizzazione Mondiale della Sanità nella categoria dei conservanti con la sigla E220. Viene posto un limite al suo impiego con una dose giornaliera ammissibile pari a 0.7mg/Kg di peso corporeo, essendo appunto nota la sua azione tossica. Il limite presente nel disciplinare di produzione biologica per i vini bianchi è di 200mg/l.Le analisi condotte sui nostri vini dimostrano valori ben al di sotto di questa soglia.Purtroppo ciò che sembra essere fondamentale ed insostituibile per i vini bianchi è l’azione antiossidante esercitata dall’anidride solforosa libera, cioè quella parte presente nel vino sotto forma di bisolfito che permette di non perderne le qualità organolettiche.Attualmente non è ancora stata individuata una sostanza atta a sostituire tale composto nelle sue multiformi proprietà. Per contenerne le dosi d’impiego raccogliamo uve ad un grado di maturazione con un basso valore di ph, selezioniamo e scartiamo i frutti ammuffiti, riduciamo il contatto con l’ossigeno, termoregoliamo il controllo della fermentazione ed igienizziamo accuratamente gli appositi impianti di vinificazione rigorosamente in acciaio inossidabile. In particolare abbiamo attivato un processo di controllo atto a monitorare costantemente l’attuazione delle modalità operative sopra descritte.
Il Riesling Renano dà origine ad un vino di colore giallo paglierino con riflessi verdolini; il naso semi-aromatico con sentore di frutti e fiori gialli presenta una caratteristica nota minerale di idrocarburi. In bocca piacevole, fresco, asciutto di media struttura.
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Durante la primavera molteplici sono i lavori; i primi trattamenti avvengono seguendo una semplice legge: quando il germoglio raggiunge i 20 cm, si superano i 20°C e i 20 mm di precipitazioni si generano le condizioni per il proliferare delle malattie funginee.
La pulizia del sotto filare è fondamentale per una buona aerazione, questa viene eseguita manualmente con decespugliatore e prima dello sfalcio dell’interfilare che avverrà in maniera alterna, permettendo il proliferare di quegli insetti che nell’ecosistema del campo aiutano la pianta nella sua crescita.
I giovani tralci vengono posti all’interno dei fili di contenimento e si procede a levare quelli in eccesso.
Durante l’estate particolare attenzione viene data ai trattamenti che avvengono mediamente con decorrenza minima settimanale.
I prodotti per colture biologiche sono definiti coprenti quindi se non piove non vengono dilavati ma allo stesso tempo le nuove gemme che crescono velocemente non vengono protette.
Circa trenta giorni prima dell’ipotetica vendemmia i trattamenti vengono interrotti per impedire che rimangano tracce sul frutto e quindi in bottiglia.
In autunno tutto il lavoro si sposta in cantina. Successivamente alla vendemmia iniziamo la delicata fase della fermentazione e poi via via i ripetuti travasi per la pulizia delle fecce.
Durante l’inverno il vigneto attraversa un periodo di “tranquillità” vegetativa. Tale tranquillità non vale per l’agricoltore che si trova a dover affrontare giornate in campo per potatura e legatura, al fine di assicurare le condizioni ideali affinché la pianta riprenda la sua attività in piena salute.